Problemi di pupù

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  1. lucky76
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    Buonasera Dott.Montini,
    Vorrei cortesemente chiederle un consiglio....
    La mia pediatra di fiducia(seguiva i miei bimbi da 10 anni) ha dovuto trasferirsi e ci ha "abbandonati"...
    Al sostituto che abbiamo ora, ho posto il problema che da alcuni mesi ho col mio piccolino di quasi 3 anni...
    Tommaso,il mio terzogenito,si tiene pulito senza problemi da + di un anno,ma da alcuni mesi il piccolo fa fatica a fare la pupù,nonostante gli integri una dieta ricca di verdura al momento di evacuare le urla vanno in cielo,la trattiene fino al punto di sanguinare nell'evacuazione....
    Il pediatra mi ha prescritto sciroppi come Laevolac,poi siamo passati a bustine di Movicol e riesce a liberarsi,ma come le sospendo si sospende anche l'evacuazione anche per 5/6 gg.
    Cosa mi consiglia?
    Grazie per l'attenzione
     
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  2. Tommaso Montini
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    Cara signora Lucky. Anche a lei rispondo domani perché ora è proprio tardi.

    Però la risposta è tutta nel capitolo del bambinese "non voglio fare la cacca".
    Se ha il libro legga quel capitolo.
    Se non lo ha domani glielo cerco e glielo invio

    E' un problema importante, da risolvere assolutamente!

    A domani
    Buonanotte
     
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  3. lucky76
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    Non ho il libro ma eventualmente,se onn costa tropo potrei prenderlo....Mi fa troppa pena vedere il mio cucciolo che fatica cosi' anche perchè lui si tiene pulito tranne la notte che non me la sento di svegliarlo solo per fare pipi'....
    Mi può dare un sito o dove posso trovarlo? Sono nuova del sito e non ancora brava....
    Grazie
     
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    Lucky, a questo link trovi una libreria on line dove poter acquistare il libro del dott. Montini
    " Me lo dici in.. bambinese? "
    comunque credo che puoi ancora trovarlo in qualsiasi libreria ;)

    P.S. Dottore non è pubblicità... ma un libro che consiglio ad un' amica perchè io ce l' ho, l' ho letto ed è un libro in cui credo :)
     
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  5. lucky76
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    Grazie
    Stamattina sono andata a vedere di ordinarlo nella libreria del paese e x mercoledì' dovrei averlo.....(volevo risparmiare le spese di spedizione)grazie veramente.....
     
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    e di che... io l' ho letto tutto d' un fiato... all' inizio costringendo mio marito a leggerlo con me poi... gli è piaciuto e ha iniziato a sedersi volentieri a leggere con me :)
     
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  7. Tommaso Montini
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    Cara signora Lucy mi scusi! Avevo promesso di risponderle il giorno successivo e invece...
    Nel frattempo al posto della mia risposta è venuto fuori un po' di marketing!

    Io la ringrazio se leggerà tutto il bambinese, ma intanto le invio quel capitolo sulla cacca che le interessava.
    Non è la mia risposta al suo problema, ma vorrei farglielo leggere come discorso generale prima di entrare nel dettaglio del suo caso particolare.
    Eccolo:



    NON VOGLIO FARE LA CACCA
    Un sintomo da non trascurare

    È un problema molto frequente e spesso sottovalutato.
    È importante sapere che qualche volta può essere un segno di qualcos’altro e quindi è bene sempre consultare il pediatra.
    Io parlerò del problema più comune, quello legato a situazioni che non hanno relazione con malattie sistemiche o malformative. Rimando al parere del pediatra i problemi particolari che possono richiedere un inquadramento diagnostico più complesso.
    Per fare la cacca ci vuole una perfetta coordinazione tra la contrazione del retto e il rilasciamento dello sfintere anale. I due devono andare bene d’accordo perché, se non sono perfettamente sincronizzati, l’evacuazione diventa difficile se non impossibile.
    Il bambino può controllare lo sfintere anale « stringendo il culetto» e può contrastare l’azione della contrazione dell’ampolla rettale.
    La zona anale è molto sensibile e il bambino ne riceve sensazioni intense cui risponde, contraendo o rilasciando, a seconda del contesto: sensazioni sgradevoli o addirittura dolorose inducono il bambino a impegnarsi attivamente per non far funzionare serenamente il retto e lo sfintere anale!

    Non è finita qui. Un altro attore per una serena evacuazione è la cacca: per formarsi nel modo migliore essa ha bisogno di acqua e di fibre. Se queste non sono sufficienti, le feci tendono a disidratarsi e a diventare dure.
    È indispensabile quindi che la cacca arrivi a destinazione nel retto nella forma e consistenza ideali.
    Poi però c’è il colon che è l’organo che lavora per formare la cacca. Anche il colon è molto sensibile: la tensione, l’ansia, lo stress incidono fortemente sulla sua funzione...
    Insomma, fare la cacca qualche volta è un po’ come una... « riunione di condominio » dove è necessario mettere d’accordo varie parti. Il colon dice la sua e il retto conferma, ma lo sfintere anale si allea con il bambino che si oppone con energia... La cacca grida che... « così non si può andare avanti! » e si indurisce minacciando di abbandonare la discussione... La flora intestinale approfitta della confusione, non interviene nella discussione e prolifera abusivamente felice del caos della riunione...

    Come si fa a metterli tutti d’accordo e a lasciare che le feci transitino nel colon tranquillamente, che si formino correttamente, che arrivino all’ampolla rettale, la dilatino e facciano in questo modo rilasciare lo sfintere anale per permettergli un completo svuotamento e provocare una piacevole sensazione di liberazione e leggerezza per il bambino?
    Partiamo da lontano.
    Quante volte abbiamo detto: « Non toccare che è cacca! » al piccolo pargoletto che faceva i primi passi...? E « Che puzza! Che puzza! » quando lo cambiavamo felici. Oppure « Che schifezza! » quando qualche volta il vestitino si sporcava...?
    Domanda: dopo tutte le volte che abbiamo parlato male di questa cacca, come vivrà il bambino il contatto con questa
    « schifezza », da evitare e nascondere o di cui vergognarsi quando, improvvisamente, se la trova « appiccicata » dietro?
    Difficilmente saremo credibili quando insisteremo che « bisogna fare la cacca », o convincenti se ci arrabbieremo perché per l’ennesima volta l’ha fatta addosso!
    Attenzione dunque a non parlar male della cacca in tempi non sospetti, quando il bambino è più piccolo e il problema è lontano. Tutti la fanno, è una cosa normale, non c’è nulla di cui vergognarsi ecc... Meglio cercare altre parole per dire « sporco » o «non si tocca» ecc...
    Ho ripetuto parte del capitolo della educazione al vasino, a cui rimando, per parlare dell’approccio all’evacuazione.

    Per prevenire il problema (e curarlo) è importante fare attenzione alla dieta: le fibre sono indispensabili e quindi le verdure devono essere assolutamente presenti a tavola. Per intenderci, va bene tutto quello che ha le foglie. Buono anche il pane integrale o i crack integrali, la frutta.

    Per fare la cacca poi ci vuole tempo. Tutti i bambini sono vivacissimi e hanno « da fare ». Devono correre, muoversi... « Uffa! Ora sto giocando... La farò più tardi! ».
    Più tardi spesso significa « ancora più tardi o domani... » e la cacca si disidrata e si indurisce.
    Se la cacca diventa dura, fa male e, se il bambino ha sentito dolore, tende a trattenerla contraendo il culetto per non farla. Più la trattiene, più la cacca si indurisce e si accumula. (La riunione di condominio si complica...)

    L’ampolla rettale si dilata: con il tempo qualche volta raggiunge dimensioni esagerate e favorisce una stasi ancora maggiore che è responsabile di alterazioni della normale flora batterica e di produzione di gas.

    La cacca sempre più dura può provocare una ragade anale che diventa dolorosissima e rafforza il circolo vizioso: « La trattengo perché fa male, quindi diventa più dura e fa più male e la trattengo di più ecc... ».
    Quando questo processo dura da tempo, si può raggiungere un punto limite: il bambino « perde » quello che non riesce a trattenere più, e si sporca. In medichese questa situazione si chiama « encopresi ».
    Qualche volta la mamma interpreta la perdita di feci non formate, che sporcano le mutandine, come diarrea e tende a ridurre cibi che « avviano », peggiorando la situazione.

    L’encopresi è molto frustrante per il bambino. Spesso egli viene sgridato per questo e spesso anche i coetanei possono deriderlo o discriminarlo perché « puzza ». Il tutto provoca una drammatica caduta dell’autostima, la tendenza a chiudersi e a fare ulteriori sforzi per trattenere questa « maledetta cacca » che « scappa » da sola...

    È indispensabile risolvere la situazione.
    Trascurarla può determinare danni relazionali e psicologici molto seri.
    Abbiamo fatto qualche cenno di prevenzione: il bambino deve fare la cacca tutti i giorni anche quando è più piccolo e assolutamente non deve sentire dolore. Se non va così, interveniamo subito con la dieta: aumentiamo le fibre (esistono anche molti preparati farmacologici che ne contengono in gran quantità sotto forma di bibite, biscotti o capsule) e rassicuriamo il bambino. Se si è fatto male, chiediamo subito al pediatra unguenti o pomate lenitive e laviamolo bene dopo ogni evacuazione.

    Il resto sono le coccole e il nostro contenimento: « Hai fatto la cacca? Bravo!! » ecc...

    Se il problema c’è, e la dieta da sola non basta, dobbiamo ricorrere a farmaci. Attenzione, in questo caso non servono per fare la cacca che « non esce da quattro giorni ». Dobbiamo risolvere un problema comportamentale: il bambino deve « accettare » di fare la cacca tutti i giorni, e abituarsi al nuovo ritmo; deve dimenticare le esperienze sgradevoli, ripristinare un transito intestinale regolare, ridurre e risolvere la dilatazione dell’ampolla rettale (che favorisce una stasi e un dismicrobismo intestinale).

    Ci vogliono mesi di terapia.
    Secondo alcuni, la terapia dovrebbe durare quanto è durata la stipsi!

    Non usiamo lassativi che stimolano la peristalsi irritando la parete intestinale.

    I farmaci a disposizione molto efficaci e ben tollerati sono sostanzialmente di due tipi:
    - Zuccheri che non vengono assorbiti e agiscono con un meccanismo osmotico;
    - Soluzioni isotoniche.

    Tenterò di tradurre in italiano che significa « meccanismo osmotico » e « soluzioni isotoniche »:

    Zuccheri non assorbibili
    Si tratta del lattulosio e del lattitolo, in vendita con mille nomi commerciali.
    Immaginate di avere una vaschetta piena di acqua divisa in due parti da una membrana che lasci passare acqua ma non zucchero. Se si scioglie in una parte un po’ di zucchero, si assiste a un fenomeno fisico interessante: l’acqua si sposta nel lato dello zucchero! Ci andrebbe tutta se non ci fosse la pressione atmosferica che preme sulla superficie. La pressione atmosferica, infatti, bilancia la forza che spinge l’acqua a passare dal lato dello zucchero e le impedisce di passare tutta.
    In fisica questa forza, che attrae l’acqua dove c’è lo zucchero, si chiama «pressione osmotica » ed è tanto più forte quanto maggiore è la differenza di concentrazione dello zucchero tra le due vaschette.

    Nell’intestino succede un po’ la stessa cosa: se nel lume intestinale mettiamo uno zucchero che non può essere assorbito, riproduciamo una situazione simile a quella della vaschetta: l’acqua sarà attratta dove c’è lo zucchero e sarà in quantità tanto maggiore quanto più zucchero si troverà da quel lato della parete intestinale (che è come la membrana della vaschetta) in quel momento. L’acqua attratta nel lume intestinale ammollerà le feci e favorirà la loro progressione.
    Tre considerazioni:
    - Lo zucchero non irrita la parete intestinale e quindi non si comporta come « lassativo »;
    - L’effetto è dose dipendente ed è legato alla quantità di zucchero che in quel momento sta nel lume dell’intestino, quindi quello che serve va somministrato in una sola dose perché deve agire « tutto insieme »;
    - Se si manifesta una diarrea, non è successo niente di grve (non si è irritato l’intestino, né è venuta una infezione ecc...) abbiamo solo dato una dose troppo alta e dobbiamo ridurla.

    L’effetto collaterale possibile è che i germi che normalemente vivono nell’intestino possono « mangiarsi » il nostro zucchero e produrre gas. Non succede sempre, tuttavia è possibile anche usare zuccheri che non possono essere metabolizzati dalla flora intestinale e il problema è risolto (ad esempio il lattitolo, invece del comune lattulosio).

    Come si fa in pratica? Si inizia con una dose (sciroppo, bustine, polvere, anche sciolti nel latte o in qualsiasi bevanda) e si aumenta progressivamente (o si riduce) fino a quando il bambino non evacuerà tutti i giorni o, se si vuole, anche due volte al giorno senza soffrire. Definita la dose ideale, bisognerà continuare il trattamento tutti i giorni (anche se il bambino evacua regolarmente) per almeno tre-quattro mesi.
    (Il foglietto illustrativo del lattulosio o del lattitolo non dice così e spesso è difficile convincere che è necessario seguire il consiglio del pediatra e non il foglietto, per risolvere il problema.)
    In questo tempo è altrettanto indispensabile il sostegno psicologico (ovviamente la dieta sarà ricca in fibre ecc...). Ogni cacca è una festa. Il bambino deve sentirsi gratificato e meritevole di stima e affetto.

    Un trucco efficace per incentivare il bambino è quello dei « bollini »: preparate un album con tante caselle tipo quelli della raccolta punti dei supermercati e comprate degli adesivi colorati carini. Ogni cacca è la conquista di un adesivo che andrà attaccato sull’album. Dopo dieci adesivi si vince un premio! Definite in partenza i premi (meglio una passeggiata al parco tutti insieme che un videogioco) e rispettate i patti! Il premio va onorato con tutti gli attestati di stima che il caso richiede!
    Dopo mesi di successi il medicinale potrà essere gradualmente sospeso ma sarà utile riprendere subito il trattamento se c’è un accenno di recidiva.

    Soluzioni isotoniche
    La seconda categoria di farmaci che ha mostrato grande efficacia e che, in generale, riprende quanto detto sopra, è quella delle soluzioni isotoniche: il PEG (troppo difficile dire il nome chimico per intero: non me lo ricordo nemmeno io!) o Macrogol.
    Queste sostanze sono note perché si usano per svuotare completamente il colon quando è necessario praticare le colonscopie o alcune radiografie (es. il clisma opaco a doppio contrasto). Si tratta di bevande che hanno una concentrazione di soluti (tipo lo zucchero di cui sopra) perfettamente in equilibrio con i liquidi interni, per cui al loro passaggio nell’intestino l’acqua è trattenuta nel lume, non viene assorbita ed esce esattamente come entra.

    Per preparare una colonscopia, se ne bevono quattro litri tutti insieme e vi assicuro che... escono tutti e quattro! Dopo questo lavaggio, di cacca nel colon davvero non ne rimane per niente!
    Nella terapia della stipsi si usano dosi molto più basse. La bevanda è di buon sapore e un bel bicchiere al giorno è ben accettato dalla maggioranza dei ragazzi. Funziona bene e, anche in questo caso, è ovviamente dose dipendente. Dal momento che si tratta di sostanze inerti che escono come entrano, gli ef- fetti collaterali sono praticamente nulli e oggi il loro uso si sta rapidamente diffondendo.
    Anche riguardo i trattamenti con le soluzioni isotoniche bisogna continuare per mesi per riabituare il bambino a evacuare senza paura e sostenerlo psicologicamente magari con l’album dei bollini.

    E se con una terapia corretta non si riesce a risolvere?
    Allora è questo il momento di passare al gradino successivo. Una stipsi ostinata può essere « un segno » di varie patologie e non la patologia stessa. Sarà a questo punto necessario praticare esami, ma per questi non avventuratevi da soli su internet o in letture come questa: il vostro pediatra sarà certamente più adeguato a prescrivere ciò che è più corretto!
     
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  8. lucky76
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    La ringrazio molto.....
    credo di aver capito come fare col mio pikkolino.....
     
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  9. Tommaso Montini
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    dunque cara signora Lucy,

    ricapitolando:
    il suo piccino deve fare cacca senza sforzarsi e senza soffrire. Tutti i giorni.

    Quindi:
    - Sostegno psico a 360 gradi.
    - Dieta ricca in fibre
    - poi bene sia il Laevolac sia il Movicol sia il Portolac ecc... Va tutto bene.

    Scelga un prodotto.

    Io parto con il Portolac in sciroppo o polvere (barattolo) da usare come uno zucchero nel latte.

    Comincio con un cucchiaio di sciroppo o 5 gr. di polvere. Se non evacua aumento la dose progressivamente.
    Fino a che punto? Fino a superare la resistenza del bambino, che cerca di non farla, ed ottenere feci relativamente morbide tutti i giorni.
    Molto spesso di può arrivare anche a dosaggi alti o molto alti, non fa niente.

    L'effetto collaterale possibile è solo una diarrea che si cura bevendo di più e basta.
    Basta ridurre la dose e il tutto rientra.

    Lo sciroppo va dato sempre e sempre alla stessa dose, tutti i giorni. L'obiettivo non è far fare cacca ma cambiare la percezione della cacca. Si agisce nella testa non nel culetto!

    E' preferibile somministrare la dose tutta insieme.

    Per quanto tempo? Almeno quello necessario a dimenticare tutte le sensazioni sgradevoli: in media tre mesi o più.

    Ovviamente ogni volta che esce la cacca è una festa!

    Forza, e mi faccia sapere!
     
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  10. lucky76
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    Grazie ,comincio da stamattina e poi le faccio sapere,la ringrazio infinitamente e credo che anche il mio piccolino ,se potesse,la ringrazierebbe.
     
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  11. july1710
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    Gent.mo dott. Montini,
    Mi accodo a questa discussione in quanto il mio problema riguarda sempre lo stesso argomento, spero che mi possa aiutare.
    Mia figlia Giulia ha 24 mesi, da circa 1 anno ha iniziato ad avere problemi nel fare la cacca. Praticamente la faceva ogni 2/3 giorni molto molto molto dura e con molta fatica (io potrei paragonare quello che succedeva al mio parto... Pensi un po'!!!!)
    Abbiamo provato di tutto. Zucchine a go go, pera, kiwi, prugna, ma nessun alimento migliorava la situazione. Ho iniziato verso giugno dell'anno scorso a metterle un cucchiaino di manna nel latte della colazione e non so se e' stato quello o no, ma il problema e' migliorato per circa un paio di mesi, poi, nonostante la manna, e' ricominciato.
    La pediatra mi aveva detto di provare con il portolac ma non sono riuscita a trovare la giusta dose e ho smesso perché le provocava parecchia aria e parecchio male al pancino. Da gennaio assume nel latte regolint (macrogol) e ora e' tutto ok, evacua tutti i giorni e la cacca e' morbida ma sopratutto lei e' più serena!!!!
    Ora veniamo al problema. E' da un paio di giorni che quando cerco di toglierle il pannolo sul fascatoio comincia a piangere come se si vergognasse di averla fatta e non vuole nemmeno che apra il pannolino, se la vuole tenere li... Quando la cambio che ha fatto solo la pipi, tira su la testa per guardare e quando vede che non c'è la cacca allora sta tranquilla. Premetto che ora non fa più fatica per farla, quindi non e' questo il problema. Io mentre piange cerco di farle capire che fare la cacca e' una cosa normale, le dico che e' stata brava ma non cambia nulla.
    Il dubbio che ho e' che i miei suoceri quando non ci siamo le dicano, per es. 'no non toccare li, e' cacca', ha presente? Tutto lo sporco e' cacca. Be' e' una cosa che io ho sempre odiato sentire ancora di più da quando c'è Giulia perché lei deve sapere che non e' male fare la cacca ma e' una cosa normale....
    Non so come mi devo comportare, come posso aiutarla a superare questa fase....
    Ah! Ho chiesto anche alle dade dell'asilo ma li non e' successo nulla, e difficilmente Giulia fa la cacca all'asilo quindi non so se si comporta così anche con loro.
    Grazie mille per l'attenzione.
    Elena
     
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  12. Tommaso Montini
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    cara signora Elena,
    24 mesi forse è anche il caso di togliere il pannolino e allora visto che il mio bambinese non ce l'ha le invio anche il capitolo sullo "spannolinamento".

    Lei ha centrato il punto: per la bambina la cacca è una cosa brutta. Prima cercava di non fare questa cosa orribile, adesso accetta di farla solo se il pannolino "se la mangia" e la nasconde.
    I nonni hanno contribuito certamente a convincerla che è proprio così e lei, bambina, ha tutte le ragioni che noi adulti le abbiamo dato: la cacca è una cosa brutta e sporca, non si tocca, puzza e... "che schifo!"

    Che si fa? E' necessario dirle che non è così. "Cacca è bello!" tutti la fanno e si è "belli bravi e buoni" quando si fa. Il problema è nella testa non nel culetto.
    Le lo sta facendo, ma usa l'adultese. Strano linguaggio fatto di suoni che dopo una certa età diventa l'unico modo che la gente usa per comunicare. I bambini di 2 anni non possono comprenderlo. L'adultese parla alla corteccia cerebrale, la zona razionale del cervello che nei bambini è immatura. Loro hanno una netta prevalenza della parte emozionale e i messaggi che arrivano davvero coinvolgono quella. Per questo io parlo di "bambinese". Se la cacca si accompagna ad una emozione bella, una mamma che sorride, accarezza, fa sentire bravi e apprezzati, se è ritrovarsi nel morbido del suo abbraccio caldo... la cacca è bella! La voglio fare sempre!
    Se invece si accompagna ad una dissertazione filosofica sull'opportunità di una corretta igiene, ad un volto teso perché ha sporcato tutto... "Mamma mia! La prossima volta lo stringo più forte questo culetto!"

    Provi a giocare. A farle vedere che tutti la fate, a vedere chi la fa prima.
    E poi decida e tolga il pannolino.
    Se il pannolino scompare lei farà di tutto per non farla più. Sarà allora il caso di aumentare le dosi del Macrogol per vincere un braccio di ferro. La cacca uscirà, lei non potrà trattenerla. Sarà quello il momento di farle sentire forte e chiaro che lei è "bella buona brava!", che è festa nazionale, che il dopo è molto meglio del prima ecc...
    Senza chiacchiere! Queste cose si dicono con le facce contente, i sorrisi, le coccole, gli abbracci, le canzoni, i baci, le carezze ecc...

    Ecco il capitolo sul pannolino:


    TOGLIAMO IL PANNOLINO! Piccoli consigli per farlo in allegria

    Non abbiate fretta. In genere la capacità di controllare la pipì si acquisisce a due anni ed è questo il tempo di provare.
    Non tentate di convincere i bambini dicendo che « si fa così »!
    Mettetevi nel loro punto di vista:
    « Ma è così comodo farla senza pensarci due volte, dovunque! ».
    « Per quale motivo bisognerebbe trattenerla fino ad arrivare in questo strano posto, spogliarsi, sedersi o stare in piedi davanti a questo oggetto bianco che chiamano gabinetto, farla e...: “Attento a non bagnarti!”, e poi rivestirsi?! Tutto questo tempo perso per una cosa così semplice? Certo che questi grandi sono proprio strani! ».
    Altra scena su cui riflettere dal loro punto di vista: « Guarda che cosa hai fatto! », « Che schifo! », « Che puzza! » ecc...
    « Oddio, che ho fatto? Che cosa orribile! Sono cattivissimo! Non la farò proprio più! E se proprio non ce la faccio e mi sta scappando... è meglio che mi nasconda dietro a questa poltrona... ».
    E ancora...
    « Quante storie con questa pipì e questa cacca! Ma non vedono che ora sono impegnato a giocare! Non posso mica interrompere sul più bello! »

    Pensano male?
    A due anni i bambini sono perfettamente in grado di controllare i loro sfinteri. Devono solo accettare il nuovo modo di usarli e possono farlo solo se la cosa è interessante, divertente e rassicurante. In una parola: gratificante.

    Vediamo come possiamo fare per renderla interessante, divertente e rassicurante dal loro punto di vista:
    Interessante
    - « Guarda guarda: anche la mamma fa così, e anche il papà! E come fanno? Fammi vedere meglio... ».
    Vi sembrerà strano ma la curiosità è un motore potentissimo che in questa fase può essere utile lasciar correre...

    Divertente
    - « Facciamo un gioco: sta uscendo la pipì? Evviva! Corriamo corriamo! Bravo! È uscita nel vasino! ».
    Non facciamo notare che in realtà era andata tutta a terra o sul divano! « Il fatto » è una occasione di sorriso, di allegria, di complicità tra mamma e figlio. È una piccola gara che il bambino deve sentire di vincere ed è una occasione per sentirsi bravo e approvato.

    Dunque da un giorno all’altro il pannolino scompare e inizia il gioco!
    L’insuccesso non va notato. Mai e poi mai sgrideremo il bambino se la fa a terra! L’esperienza deve diventare divertente e dobbiamo stare attenti a non trasformarla in una frustrazione. Per noi è sempre bravissimo!
    Ovviamente da quando il gioco inizia, saremo vigili perché il bambino sia sorpreso quando sta accovacciandosi, proprio come si fa quando si gioca a nascondino e si è trovati nel nascondiglio!
    Senza forzarlo si può anche andare a giocare a una certa ora (quando sappiamo che la pipì sta per arrivare) seduti, insieme sul... vasino! Magari noi sul gabinetto e lui, vicino, sul suo vasino.
    Attenzione: a giocare! Non ad attendere con ansia un evento!
    Se poi la pipì o la cacca escono davvero dove vogliamo, allora... è un’apoteosi! Complimenti, premi, baci e abbracci speciali, festa generale, che deve provocare orgoglio e gioia nel bambino!

    Rassicurante
    - « Qualsiasi cosa hai fatto... Bravo! È tutto normale ». L’evento ha avuto un effetto buono e il « dopo » è meglio del « prima »!

    Gratificante
    - Se l’esperienza, nel suo complesso, sarà stata gratificante, il bambino la rafforzerà. La organizzerà nel suo comportamento e continuerà a ripeterla senza problemi!

    È difficile? Come vedete il sorriso rende le cose facili!

    Maria Elena, la mia bambina più piccola, vagava senza pannolino per la casa e, con la mamma, stava facendo il « nuovo gioco » del vasino che abbiamo descritto. A un tratto una distrazione: la piccola si accovacciò e uscì... una cosa nuova e strana: la cacca! La bambina la guardò perplessa: mai vista una cosa simile! La pipì ormai era familiare, ma questa...! Spaventata, stava per iniziare a piangere quando la mamma, accortasi dell’evento, prontamente, con un sorriso, la prese in braccio e con tono trionfante disse: « Che bello! Brava! Hai fatto una pallina! ».
    Non so come le venne l’espressione « pallina », che fu dettata dalla improvvisa necessità di sdrammatizzare un evento imprevisto, tuttavia il richiamo a una forma familiare legata a esperienze piacevoli, il sorriso e l’abbraccio che ne seguirono, cambiarono completamente la scena: la bambina, rassicurata, tornò a sorridere e accettò il gioco che lei, come tutti, potevano fare « palline! ».
    Dopo qualche giorno, alla fine di un pranzo al ristorante, si ordinò il gelato: « Quante palline mettiamo? », chiese il cameriere. Maria Elena ebbe un sussulto e gridò: « Io non le voglio le palline! ». Ridemmo di gusto. Abbracciammo la nostra piccola e mangiammo tutti insieme un bel gelato condito del sapore che solo la spontaneità dei bambini sa dare!

    Qualche consiglio tecnico.
    Fare la cacca o anche la pipì è un complesso meccanismo che comporta una coordinazione neuromotoria molto delicata. Quando l’ampolla rettale si dilata, lo sfintere anale si rilascia e permette la progressione delle feci che sono spinte dalla peristalsi attivata a monte.
    Nello stesso momento alcuni muscoli si rilasciano, alcuni si contraggono; alcuni sono controllati dalla volontà altri no, ma tutti obbediscono al sistema nervoso, che regola gli uni e gli altri in una perfetta progressione temporale.
    Abbiamo accennato alla componente psicologica dell’atto, ma questa ne controlla solo una parte anche se importantissima, per il resto il meccanismo funziona da solo, ma dobbiamo avere alcune attenzioni per permettergli di assecondarlo semplicemente, come la natura ha previsto.
    La prima è quella di far stare il bambino comodo e rilassato.
    In pratica egli deve stare seduto, poggiando i piedini e senza « sprofondare » sul vaso. Se infatti il piano perineale (il « sederino » per intenderci) è più basso di quello delle ginocchia e il bambino non può poggiare bene i piedi (come quando sta « appeso » sul nostro gabinetto), lo sfintere anale ha difficoltà a rilasciarsi per un problema meccanico. Lo stesso succede se le cosce sono chiuse e non allargate (sempre quando è « appeso » sul nostro gabinetto): i muscoli che mantengono le cosce chiuse, infatti, sono controllati da centri nervosi che sono vicini a quelli che fanno contrarre lo sfintere anale. È quindi spontaneo per il bambino chiudere il « culetto » quando chiude le « coscette »! Il riduttore migliora un po’ le cose, ma non basta se i piedi non poggiano bene. Per fare cacca infatti è ancora necessario contrarre anche i muscoli addominali (il cosiddetto « torchio » addominale) per « spingere », ed è molto più difficile farlo se manca l’appoggio dei piedi (per capire... provate!).
    Compriamo allora un bel vasino!
    Se, invece, ci piace il nostro water, facciamogli costruire una pedana intorno e poi applichiamo un corretto riduttore per dare al bambino la possibilità di sedersi senza difficoltà.
     
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    La domanda mi nasce spontanea... Marco ha tolto il pannolino ( finalmente, aggiungo io :D ) fa tranquillamente la cacca nel vasino, idem la pipì.. ci sono volte in cui ancora la pipì scappa ma.. fa niente... non succede nulla di grave, può capitare.. quindi un sorriso una coccola e via a lavarsi e cambiarsi... però la cacca.. a volte la trattiene e non la fa x giorni... finchè non lo " costringo " a star seduto sul vasino un pò di più.. allora pur di alzarsi.. si sforza in fretta e sta cacca esce...
    ma è mai possibile che debba costringerlo io?? mi spiace ogni volta far così... in che altro modo potrei fare? giochi, giochini e giochetti li ho provati... pensa a giocare e non la fa lostesso..
     
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  14. Tommaso Montini
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    Costringere...?
    "Un popolo oppresso si ribella!" Vecchia massima che vale sempre.

    Se "costringere" diventa una cosa non coercitiva come per esempio una bella dose di Portolac o Paxabel (il Macrogol) l'effetto è lo stesso.
    L'importante è farla e fare una esperienza gratificante quando si fa.

    I bambini non la vogliono fare per tanti motivi. Tra questi uno dei più frequenti è che "hanno da fare" e rimandano.

    Si può allora inserire un break nei giochi da vivere seduti su un vasino a raccontare una favola. Non a fare cacca "altrimenti non ci muoviamo di qui!" con faccia truce.
    Anche questa può essere una buona strategia più o meno aiutata dal farmaco.

    Cacca trattenuta = cacca dura = cacca che fa male = non la voglio fare = cacca trattenuta

    Dopo un po' di tempo, questo circolo vizioso può diventare: sangue nelle feci = emorroidi = ragade anale = dismicrobismo intestinale = dilatazione dell'ampolla rettale = encopresi = disturbo psicologico... fino ai problemi anche più complessi

    Conclusione: è importante trattare bene e subito il "cacca trattenuta"
     
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    mmm mi sa che il problema sta proprio lì... nella consistenza... la cacca di Marco è sempre dura...
    nonostante un' alimentazione ricca di fibre... lui mangia spesso verdura.. ogni sabato anche il minestrone...
    però.. beve poco... l' unico modo d' invogliarlo a bere è il succo di frutta... l' acqua proprio non la vuole....
     
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17 replies since 19/4/2012, 20:57   6966 views
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